L’inclusione

Nella nostra scuola ogni bambino è persona Unica, Originale, è portatore di una propria storia, identità e cultura, di esperienze affettive, emotive e cognitive.

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Impegno per l’inclusione

Nella scuola egli entra in contatto con altri bambini suoi pari e adulti che offrono un’opportunità nuova, diversa rispetto alla famiglia, primo luogo educativo. Il bambino quindi sperimenta diversità di genere, di carattere, di stili di vita, mettendo a confronto le proprie potenzialità e punti deboli con quelle altrui.

Noi cerchiamo di educare alla valorizzazione delle differenze, leggendola come risorsa, possibilità di scambio, arricchimento reciproco.

L’individualizzazione e la personalizzazione dell’offerta educativa è questione riguardante tutti i bambini, non solo gli alunni in difficoltà, come possibilità di sviluppo delle potenzialità individuali per una scuola di tutti e di Ciascuno. Le insegnanti, il collegio docenti, la scuola tutta compreso il personale non docente e il consiglio di amministrazione, è chiamata quindi a rispondere in modo puntuale a non approssimativo ai bisogni peculiari di ciascun alunno, ponendo particolare attenzione a quei bambini la cui specificità richiede considerazione e cure particolari. Gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) vivono una situazione personale che li ostacola nell’apprendimento e, talvolta, nella partecipazione alla vita sociale soprattutto là dove il contesto non facilita l’espressione delle loro capacità. Tali difficoltà possono essere globali e pervasive, specifiche, settoriali, gravi, severe, permanenti o transitorie. In questi casi i normali bisogni educativi che tutti gli alunni hanno (bisogno di sviluppare competenze, bisogno di appartenenza, d’identità, di valorizzazione, di accettazione) si colorano di qualcosa di particolare.

Pertanto il bisogno educativo diviene “speciale” e chiede a chi educa di essere speciali, più attenti, più abili nella risposta.

Le direttive Nazionali, tenendo conto di tutti i limiti delle schematizzazioni, fanno riferimento a tre categorie principali di BES:

  1. Quella della disabilità certificata
  2. Quella dei disturbi evolutivi specifici
  3. Quello dello svantaggio socio-economico, linguistico e culturale

La scuola si interroga su come rispondere al meglio delle sue forze a questi bambini, ai loro bisogni specifici, con l’obiettivo generale di garantire una progettazione flessibile, individualizzata o personalizzata, fino alla costruzione di una Programmazione Educativa Personalizzata (PEI-PE Piano Educativo) .

Il Piano Annuale per l’Inclusione reso indispensabile dalla recente normativa Nazionale (MIUR) e regionale non è visto come un “documento” per chi ha bisogni educativi speciali, ma è, in particolare per il Collegio Docenti che lo stende al termine di ogni anno scolastico lo strumento per una progettazione della propria offerta formativo in senso inclusivo.

A disposizione dei genitori, dell’Ufficio Scolastico Territoriale, degli amministratori locali e di quanti a vario titolo nel territorio concorrono anche con la messa disposizione di risorse concrete per l’inclusione, è il fondamento sul quale sviluppare un progetto educativo ed una didattica quotidiana attenta ai bisogni di ciascuno nel realizzare gli obiettivi comuni.

Il PAI costituisce le “Linee guida della scuola” per un concreto impegno programmatico per l’inclusione.

Una scuola inclusiva

La nostra scuola si propone di essere una scuola inclusiva. Il viaggio fatto per raggiungere questo concetto è stato un viaggio lungo che ha visto come sua prima tappa la legge 517 e che ha trovato uno snodo di rilancio e di approfondimento attorno al tema della disabilità e con la L. 104, è continuato. Ha avuto una tappa fondamentale nel 2010 con la legge n. 170 (Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico), laddove le attenzioni educative personalizzate vengono applicate anche a quegli studenti che vivono l’esperienza in difficoltà iniziando così a erodere il concetto che personalizzazione sia uguale a individualizzazione e sia dunque inerente a persona disabile. Nel frattempo si è approfondita anche la questione dei rapporti tra persone appartenenti a culture differenti, abbozzando una “via italiana” all’intercultura, con quel prezioso Documento di indirizzo ministeriale dell’ottobre 2007 (La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri).

Ma il viaggio della scuola inclusiva in Italia ha trovato il suo compimento nella Direttiva del MIUR del 27 dicembre 2012 “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. Bastano le parole iniziali della Premessa per cogliere il quadro nuovo che, finalmente, si apre e si compie in una cultura che sottolinea l’importanza del contesto in cui è inserita la persona nella sua totalità, in una prospettiva bio-psico-sociale. Fondandosi sul profilo di funzionamento e sull’analisi del contesto, il modello ICF consente di individuare i Bisogni Educativi Speciali (BES) dell’alunno prescindendo da preclusive tipizzazioni.

In questo senso, ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che la nostra scuola offra una adeguata e personalizzata risposta.

Va quindi potenziata la cultura dell’inclusione, e ciò anche mediante un approfondimento delle relative competenze degli insegnanti curricolari, finalizzata ad una più stretta interazione tra tutte le componenti della comunità educante. Per questo la nostra scuola è consapevole che, per essere inclusiva, una scuola si deve ricordare che il bambino è della scuola tutta, non solo della insegnante di sezione. Se questo vale per ogni bambino, vale a maggior ragione per il bambino fragile che necessita di sguardi plurali, di azioni congiunte e interconnesse.

La nostra scuola si propone quindi di essere una scuola inclusiva o meglio una scuola attenta ai bambini e per i bambini, tutti diversi, ciascuno nella propria unicità, da conoscere, riconoscere, amare, valorizzare. È una scuola che sa farsi prossimo a ciascuno, che sa mettersi accanto, compagna di strada, ma anche capace di connettere tra loro le diverse esperienze che i bambini vivono. Una scuola che sa leggere con attenzione e con spirito riflessivo le domande e i bisogni che i tempi odierni ci chiedono.

La nostra scuola ha identificato delle buone prassi che ci permettono di vivere in una scuola accogliente e inclusiva:

  • Tempo disteso per permettere alle insegnanti di porsi in atteggiamento di ascolto, accoglienza di bisogni speciali, per osservare e progettare;
  • Valorizzazione del tempo del gioco mediante la selezione dei materiali, l’allestimento di spazi/angoli stimolanti, di atelier che il bambino può sperimentare in autonomia.

Esperienze di sezioni aperte per permettere uno sguardo condiviso sul bambino e di laboratori per permettere al bambino di vivere stili educativi diversi e esperienze di gruppo omogeneo.

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